La legge di Bilancio per il 2019 del governo Lega-M5s ha neutralizzato l’aumento dell’Iva nell’anno in corso (previsto dall’applicazione delle “clausole di salvaguardia”) con circa 12 miliardi di euro, ma ha lasciato in eredità per il futuro altri rincari.
Le clausole di salvaguardia sono infatti uno strumento utilizzato negli ultimi dieci anni circa dai governi italiani per garantire che il bilancio statale rispetti i vincoli fissati dalle norme europee. Dal governo Berlusconi IV (2008-2011) in poi, ogni esecutivo si è impegnato all’aumento automatico di imposte o a tagli automatici della spesa, se entro l’anno successivo non si fossero trovati maggiori entrate o minori spese in altro modo.
Le clausole di salvaguardia previste per il 2020 (e stabilite dal precedente esecutivo Conte) impongono che se il governo non sarà in grado di trovare altrove sufficienti risorse finanziarie, l’Iva ordinaria aumenterà fino al 25,2 per cento nel 2020 e al 26,5 per cento nel 2021, mentre quella ridotta passerà dall’attuale 10 al 13 per cento nel 2020. Per evitare questi aumenti, Pd-M5s dovranno trovare 23,1 miliardi entro la fine del 2019 e altri 28,8 miliardi entro la fine del 2020.