Il problema di creare un miglior collegamento tra le università e gli enti di ricerca non è inedito per la politica italiana.
Nel 2012, per esempio, l’allora ministro dell’Istruzione Francesco Profumo aveva emanato un decreto ministeriale per consentire ai professori e ricercatori universitari a tempo pieno di svolgere attività di ricerca presso un ente pubblico e ai ricercatori di ruolo degli enti pubblici di ricerca di svolgere attività didattica e di ricerca presso un’università.
Anche il precedente Contratto di governo tra Lega e M5s conteneva la promessa – poi non mantenuta – di creare un’Agenzia nazionale della ricerca.
Il rischio di uno scarso coordinamento è che le eccellenze prodotte dal sistema universitario italiano si disperdano andando all’estero, dove la ricerca presso enti consente una migliore crescita professionale e un ritorno economico maggiore, o abbandonando il proprio ambito di studi.
Allo stesso modo, internazionalizzare gli enti di ricerca dovrebbe renderli più appetibili sia per le eccellenze dell’accademia italiana sia per quelle provenienti dall’estero.