Secondo i dati Eurostat più recenti e relativi al 2017 l’Italia spende per la ricerca l’1,35 per cento del Pil, cioè circa 12,8 miliardi di euro. L’investimento in ricerca rispetto al Pil dell’Italia del 2017 è in linea i valori degli anni precedenti: 1,37 per cento del Pil anche nel 2016, 1,34 per cento nel 2015 nel 2014.
Il nostro Paese spende in percentuale più di Spagna, Polonia e diversi altri Paesi Ue come la Romania, l’Irlanda, il Portogallo, la Bulgaria o la Grecia. Gli investimenti italiani sono però al di sotto della media Ue, pari al 2,06 per cento.
Come già scritto in passato, guardando al dato del 2017 ricordiamo che dell’1,33 per cento di investimenti poco più del 40 per cento proveniva dal settore pubblico, mentre il restante 60 per cento era garantito da imprese, no profit e investimenti esteri.
Il 26 luglio 2018 il ministro dell’Istruzione del governo Conte I Marco Bussetti aveva firmato il decreto di assegnazione del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca (Foe). Il Foe è il maggior contributo che il Miur destina per le coperture di attività e spese degli enti di ricerca pubblici italiani. Per il 2018 il Foe ammontava a circa 1,7 miliardi di euro, in crescita nel 2019 (a 1,8 miliardi di euro) grazie a misure approvate in precedenza. Con la legge di Bilancio 2019 è stato previsto un aumento di 10 milioni per il 2019 e che il Cnr fosse finanziato con 30 milioni di euro all’anno per il periodo 2019-2021.
Già il Contratto di governo siglato da M5s e Lega aveva promesso di aumentare i fondi destinati all’università e alla ricerca. La promessa non era però stata mantenuta, dal momento che gli investimenti in questi settori sono risultati di fatto invariati.