A novembre 2014, la Conferenza Stato-Regioni ha approvato un Piano nazionale della prevenzione, valido per il quinquennio 2014-2018 e coordinato dal Ministero della Salute. Un obiettivo di questo piano era quello di «prevenire gli infortuni e le malattie professionali».
Il tema contenuto nella promessa di Pd e M5s non è dunque un argomento inedito, e la necessità di curare la prevenzione in quest’ambito discende anche dal numero di infortuni, malattie e morti legati all’attività lavorativa che – pur diminuendo ormai da decenni – in tempi recenti ha fatto registrare qualche oscillazione.
Il primo semestre del 2019 è stato infatti il peggiore degli ultimi anni per quanto riguarda i morti sul lavoro (482 totali), superando anche il 2018. Quest’ultimo aveva fatto registrare un totale di 469 vittime nel primo semestre dello scorso anno, e su base annuale una cifra complessiva di 1.133 decessi. Un numero a sua volta più alto rispetto al 2016 (1.018) e al 2017 (1.029).
Nel primo semestre del 2019, gli infortuni sono diminuiti (323.831) rispetto a quelli denunciati nello stesso intervallo di tempo del 2018 (324.408), che aveva però, guardando ai dati annuali, rappresentato un picco negativo anche in questo caso (641.261 contro i 635.433 del 2017 e i 636.812 del 2016).