Per quanto riguarda la “valorizzazione dei territori”, il riferimento è alle cosiddette “politiche di coesione”, ossia quegli interventi finanziati per «garantire il rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale con l’obiettivo di ridurre le disparità di sviluppo fra le regioni ed uguagliare le opportunità socio-economiche».
Queste politiche sono finanziate sia da fondi nazionali (per esempio con il Fondo di sviluppo e coesione) che da fondi europei, ossia quelli menzionati dalla promessa.
Tra quest’ultimi, c’è per esempio il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), che fornisce sostegno allo sviluppo e all’adattamento strutturale delle economie regionali, ai cambiamenti economici, al potenziamento della competitività e della cooperazione territoriale.
Secondo i dati della Commissione Ue, circa il 39 per cento dei fondi europei destinati all’Italia tra il 2014 e il 2020 (totale: 30,5 miliardi di euro) era costituito dal Fesr, con quasi 11,9 miliardi di euro. Al 31 dicembre 2018, il nostro Paese ne aveva speso però il 22 per cento (circa 7,5 miliardi di euro).