In Italia le autostrade sono di proprietà dello Stato, ma possono venir date in gestione a privati.
Dopo il crollo del Ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018, il tema delle concessioni autostradali è tornato ad occupare il dibattito pubblico. Responsabili della gestione del viadotto erano infatti Autostrade per l’Italia, controllate dal gruppo Atlantia, il cui maggior azionista è Benetton.
Poche ore dopo il disastro, in cui sono rimaste uccise 43 persone, diversi esponenti del governo avevano parlato di revoca delle concessioni autostradali ad Autostrade per l’Italia: cosa che, al 23 settembre 2019, non è ancora avvenuta.
Nonostante il ministro Luigi Di Maio abbia dichiarato, anche dopo la nascita del governo col Pd, di essere ancora deciso nella volontà di revocare delle concessioni autostradali ai Benetton, con il passare del tempo, l’idea della revoca tout court sembra essere stata sostituita da quella della revisione delle concessioni autostradali. Infatti la neo-ministra Paola De Micheli ha sottolineato come nel programma di governo si parli di revisione, e non più di revoca.
Come abbiamo scritto, la revoca rischia infatti di avere dei costi molto elevati: secondo alcune stime tra i 15 e i 20 miliardi di euro.
Secondo il testo della Convenzione Unica (qui scaricabile), in caso di revoca – anche se questa dipendesse dal grave inadempimento del concessionario – lo Stato sarebbe comunque tenuto a pagare ad Aspi i ricavi “prevedibili” fino alla scadenza del contratto, al netto delle varie spese e di alcune correzioni (artt. 9 e 9bis).
In caso di grave inadempimento accertato dai giudici, Aspi dovrebbe pagare una penale allo Stato pari al 10 per cento dell’indennizzo ricevuto. In sostanza, nella condizione più sfavorevole per Autostrade per l’Italia la convenzione prevede comunque che lo Stato dia ad Aspi circa il 90 per cento dei guadagni che avrebbe avuto, al netto delle varie spese, fino al 2038. Appunto tra i 15 e i 20 miliardi di euro.
Per quanto poi riguarda il “piano tariffario unico”, dopo il congelamento dei prezzi delle tariffe autostradali attuato nel 2019, l’ex ministro dei trasporti Danilo Toninelli aveva dichiarato su Facebook l’intenzione di eliminare i caselli e i pedaggi autostradali, istituendo una tariffa unica valida su tutta la rete attraverso la cosiddetta “vignetta” dal costo fisso da attaccare al parabrezza, un sistema questo già adottato in diversi paesi europei.
Riguardo alla tariffa unica autostradale, De Micheli non si è ancora espressa, ma dal Programma risulta che l’intenzione del governo sia quella di continuare a lavorare per l’attuazione del piano tariffario unico.