La legge elettorale per le elezioni politiche, in Italia, è andata incontro a parecchi cambiamenti dopo la fine della Prima Repubblica.
Dal 1946 al 1993 le elezioni politiche sono state regolate da un sistema proporzionale classico con circoscrizioni plurinominali, che tipicamente prevede l’assegnazione di seggi in modo da assicurare alle diverse liste un numero di posti proporzionale, appunto, ai voti ricevuti.
Il referendum del 18 aprile 1993 abolì il proporzionale, lasciando il posto a un sistema elettorale misto, il cosiddetto Mattarellum, caratterizzato dall’elezione di tre quarti dei deputati e tre quarti dei senatori con sistema maggioritario (che, semplificando, assegna i seggi a chi ottiene la maggioranza dei voti) nell’ambito di collegi uninominali. I restanti seggi venivano attribuiti con il sistema proporzionale.
Nel 2005 il Mattarellum venne sostituito da un nuovo sistema, detto Porcellum, di tipo proporzionale con eventuale attribuzione di un premio di maggioranza. Tale sistema, dopo aver regolato le elezioni svoltesi in Italia nel 2006, 2008 e 2013, nel 2014 venne pesantemente censurato dalla Corte Costituzionale.
Nel 2015 venne approvata in Parlamento una nuova legge elettorale, detta Italicum (un sistema proporzionale con eventuale premio di maggioranza), che riguardava la sola Camera dei Deputati (in quanto pensata nella prospettiva dell’abolizione del Senato come organo eletto direttamente dai cittadini, nel contesto del referendum costituzionale svoltosi nel 2016).
A quel punto, in Italia esistevano due leggi elettorali differenti per Camera dei Deputati e Senato: un Italicum fortemente emendato dalla Corte Costituzionale (che nella pratica non venne mai applicato) per la prima, e un Porcellum censurato dalla stessa Corte Costituzionale per il secondo.
Nel 2017 è entrato in vigore, con riguardo a entrambe le Camere, un nuovo sistema elettorale misto, detto Rosatellum bis o semplicemente Rosatellum. Il Rosatellum si basa sull’attribuzione dei seggi parte con sistema maggioritario in collegi uninominali (il 37 per cento degli scranni) e parte in modo proporzionale in collegi plurinominali (il 61 per cento) con clausole di sbarramento (il 10 per cento dei voti su base nazionale per le coalizioni e il 3 per cento per le liste sia singole, sia in coalizione). Tale sistema ha regolato le più recenti elezioni politiche, che hanno avuto luogo il 4 marzo 2018.
Per quanto riguarda le elezioni europee, dal 1979 continuano a essere regolate dal medesimo sistema elettorale: proporzionale con soglia di sbarramento al 4 per cento.
Oggi, con il taglio dei parlamentari fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle sul piatto, il Partito Democratico sembrerebbe intenzionato a proporre una nuova riforma elettorale, considerata necessaria in vista di uno stralcio di deputati e senatori. L’alleato di governo, però, non si è ancora espresso chiaramente nei riguardi della possibilità, dopo decenni di sistemi elettorali di stampo fortemente, anche se non interamente, maggioritario, di un ritorno a un sistema elettorale proporzionale.