«Occorre […] rinnovare l’istituto di natura previdenziale cosiddetto “opzione donna”»
La stessa promessa di mantenere l’“opzione donna” era contenuta anche nel Contratto di governo tra Lega e M5s.
La cosiddetta “opzione donna” è un provvedimento che negli ultimi anni ha consentito alle lavoratrici di ottenere la pensione di anzianità con requisiti anagrafici più favorevoli rispetto a quelli in vigore dal 1° gennaio 2008 in poi. In compenso, la lavoratrice deve accettare che la pensione venga calcolata interamente con il calcolo contributivo. Di conseguenza, sono possibili riduzioni dell’assegno pensionistico percepito.
Questa misura è però sperimentale, in quanto con la legge n. 243 del 2004 è stato previsto che potesse beneficiarne solo chi avesse maturato i requisiti nel periodo dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2015.
Le leggi di Bilancio per il 2016 (art. 1 co. 281) e per il 2017 (art. 1 co. 222 e 223) hanno esteso questa facoltà per le lavoratrici, che avevano maturato i requisiti fino al 2015 e poi anche nel 2016, rispettivamente anche al 2016 e 2017. Con il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri del 17 gennaio 2019 (art. 16) l’opzione donna è stata estesa anche alle lavoratrici che hanno maturato i requisiti nel 2018.