I “Contratti istituzionali di sviluppo” – introdotti con il decreto legislativo n. 88 del 2011 – sono uno strumento che permette alle amministrazioni di accelerare sia l’uso dei fondi strutturali europei sia la realizzazione di progetti ritenuti strategici a livello nazionale.
«In particolare, i CIS sono finalizzati all’accelerazione della realizzazione degli interventi speciali che prevedono la realizzazione di opere infrastrutturali, funzionali alla coesione territoriale e a uno sviluppo equilibrato del Paese», spiega un approfondimento della Camera.
Con i CIS, in sostanza, le risorse sono concentrate per la realizzazione di un’unica grande infrastruttura a valenza nazionale o interregionale (salve eccezioni dettate da specificità territoriali), superando i tradizionali limiti regionali verso una logica per macroaree.
Le “Zone economiche speciali” (Zes) sono invece previste dall’ordinamento italiano dal decreto legge n.91 del 2017. Una Zes è una «zona geograficamente delimitate e chiaramente identificata, situata entro i confini dello Stato, costituita anche da aree non territorialmente adiacenti purché presentino un nesso economico funzionale, e che comprenda almeno un’area portuale».
Le aziende operative nella Zes possono beneficiare di condizioni speciali, in base ai loro investimenti e alle attività di sviluppo di impresa.
Queste zone sono state pensate per «favorire la creazione di condizioni favorevoli in termini economici, finanziari e amministrativi, che consentano lo sviluppo, in alcune aree del Paese, delle imprese già operanti, nonché l’insediamento di nuove imprese in dette aree».
Infine, il “Contratto di rete” è uno strumento giuridico con cui più imprese (indipendentemente dalla loro natura) possono accordarsi a collaborare per aumentare individualmente a livello individuale o collettivo la propria competitività sul mercato e la propria capacità di innovazione.